Ricostruzione, i sindaci si rivedono per altri emendamenti. Ma stavolta D'Alberto li porterà in piazza

TERAMO – Gli argomenti sono gli stessi, i sindaci sempre meno. E così il tavolo del Comitato istituzionale dei sindaci del cratere si traduce in un copia e incolla di idee e proposte sul tema ricostruzione, che finora il Governo ha sempre mortificato. Ancora ieri, nella sala consiliare della Provincia, la riunione ha prodotto ipotesi di emendamenti nell’ennesima rincorsa alla discussione in aula della conversione in legge del decreto sisma varato dal nuovo governo giallorosso M5S-Pd che non ha preso in considerazione alcuna delle sollecitazioni provenienti dalla periferia. Ci riusciranno stavolta Regione, Provincia, Anci e sindaci? Dicono di sì, altrimenti sono pronti a marciare su Roma con una protesta eclatante.
Lo hanno ribadito sia il Governatore Marco Marsilio, sia il presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura e anche il presidente dell’Anci Abruzzo nonchè primo cittadino di Teramo, Gianguido D’Alberto: sette punti da inserire già a livello di commissione ambiente della Camera, altrimenti sarà mobilitazione dei sindaci. Riguardano il personale da dare ai Comuni e agli Usr, lo sblocco della ricostruzione pubblica, le agevolazioni fiscali alle aziende del cratere, una proroga dello stato di emergenza su base pluriennale, la rimozione del divieto di cumulo dell’incasso delle assicurazioni, un correttivo alla possibilità delle autocertificazioni per i tecnici, prevedendo pareri in deroga all’interno delle conferenze dei servizi previste dalla procedura.
Per capire il clima che attende il Governo dopo le tante promesse mancate anche dopo l’incontro personale di Marsilio e dei rappresentanti dell’Anci con il premier Giuseppe Conte (a decreto già scritto), basta riportare l’intervento con cui Diego Di Bonaventura ha aperto i lavori del Comitato di ieri pomeriggio: "I tre anni passati inutilmente non ce li restituisce nessuno – ha detto il presidente della Provincia di Teramo – e non riesco a capire perchè non possiamo fare riferimento al modello adottato all’Aquila dovendo ogni volta ricontrattare questioni che paiono assodate. Mi auguro che in Commissione, dove siedono parlamentari provenienti dai territori terremotati, ci sia la giusta attenzione per gli emendamenti che arrivano per sanare le tante incongruenze delle ordinanze commissariali, altrimenti è l’ultima riunione alla quale partecipo perchè mi pare che siamo inascoltati".